Arianna Milia – Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica

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L’otoplastica è un intervento di chirurgia estetica che rimedia agli inestetismi delle orecchie: dalla orecchie a sventola, a quelle troppo grandi o malformate.

Come ogni operazione chirurgica, l’otoplastica non è esente da complicazioni; queste, tuttavia, non sono né circostanze gravi né particolarmente frequenti.

La procedura tradizionale si realizza di solito incidendo il padiglione auricolare, nella sua parte posteriore; tuttavia, tale approccio operativo non è l’unico attuabile.

In generale, se si osservano i consigli del medico e le dovute precauzioni, i risultati dell’otoplastica sono buoni e soddisfano coloro che vi si sono sottoposti.

L’operazione consiste in un rimodellamento della cartilagine di entrambi i padiglioni auricolari. In anatomia, l’orecchio esterno è quella parte dell’orecchio visibile a occhio nudo, che è formata dal padiglione auricolare e dal condotto uditivo esterno (quest’ultimo termina a livello del timpano).

Il padiglione auricolare è una struttura cartilaginea di forma ovale e rivestita di cute. La cartilagine dell’orecchio, costituita da un tessuto elastico e flessibile, presenta delle pieghe caratteristiche, che servono a incanalare le onde sonore all’interno dell’orecchio.

Le cosiddette orecchie a sventola (o sporgenti) sono considerate, al pari per esempio del naso aquilino o del mento sporgente, delle caratteristiche anatomiche ereditarie, in quanto è più comune riscontrarle tra membri della stessa famiglia.

Nella individui con orecchie normali, l’angolo tra padiglione auricolare e processo mastoideo dell’osso temporale misura tra i 20 e i 30 gradi; nelle persone con orecchie a sventola, tale angolo supera i 30-35 gradi.

Le orecchie a sventola sono reputate solo ed esclusivamente un difetto estetico, poiché non alterano le capacità uditive di una persona.

I padiglioni auricolari sono tra le prime strutture anatomiche del corpo a raggiungere, già in giovane età, la dimensione finale: al quinto anno di vita, infatti, il loro sviluppo può considerarsi ultimato.

In questo arco di tempo, si forma il definitivo tessuto cartilagineo.

Negli adulti, l’otoplastica è un intervento chirurgico richiesto soprattutto da coloro che, presentando delle orecchie a sventola, sproporzionate o malformate, si sentono a disagio o in imbarazzo. Tuttavia, non è escluso che l’intervento possa essere richiesto anche per risolvere alcuni problemi di natura pratica, come per esempio il dolore alle orecchie troppo sporgenti, provocato da un casco per moto.

Negli individui più giovani, invece, sono di solito i genitori a sollecitare l’intervento, in quanto avvertono un malessere celato del figlio, dovuto alle prese in giro dei compagni di scuola o dei coetanei. L’età minima, per realizzare l’operazione sui bambini, coincide col momento in cui cessa lo sviluppo delle orecchie e della cartilagine auricolare, quindi attorno ai 5 anni. Intervenire prima con un’otoplastica potrebbe essere inutile e, in alcuni casi, provocare una crescita anomala degli orecchi.

‘operazione di otoplastica è considerata non pericolosa per l’incolumità del paziente.

Tuttavia, ciò non esclude che possano insorgere delle piccole complicazioni o che l’intervento possa non soddisfare le aspettative di colui che vi si è sottoposto.

Ecco un elenco delle principali complicanze:

Cicatrici evidenti: l’incisione chirurgica dietro alle orecchie, lascia sempre delle piccole cicatrici post-intervento. Tuttavia, in alcuni casi, questi segni possono essere evidenti e antiestetici. Come si vedrà, per evitare questo inconveniente, è stato messo a punto un nuovo tipo di otoplastica, detta otoplastica incisionless (“otoplastica senza incisione”).

Infezioni: possono svilupparsi in sede di incisione. Con una cura a base di antibiotici è possibile rimediare al problema in modo agevole. Trascurare un’infezione può comportare delle malformazioni dell’intero padiglione auricolare.

Asimmetria: rimodellare entrambe le orecchie di un individuo in modo simmetrico non è sempre possibile e sempre facile. Conta molto l’abilità del chirurgo estetico, a cui ci si rivolge.

Infiammazione:poiché riguarda la cartilagine, è detta condrite.

Lividi, senso di intorpidimento e indurimento: riguardano la cartilagine e possono impiegare settimane o anche mesi per svanire del tutto. Sono fastidiosi, ma non devono allarmare il paziente.

Problemi con le suture: le suture interne vengono applicate per fissare il rimodellamento della cartilagine. Tuttavia, in alcuni casi, dopo diversi mesi dall’intervento, potrebbero venire “espulse” ed emergere dalla pelle: se dovesse succedere, si procede con la rimozione delle cuciture, che è indolore, seguita da un secondo intervento di otoplastica.

Insoddisfazione per l’intervento: il paziente può essere deluso dall’intervento.

Coagulo sanguigno: può formarsi in corrispondenza del sito d’incisione o nell’area circostante. Non è grave, ma se non viene rimosso può deformare l’orecchio.

Disturbi classici di un qualsiasi intervento chirurgico: emorragie improvvise, reazione allergiche agli anestetici o ai materiali usati per l’intervento sono episodi rari, ma possibili.

Prima dell’intervento il paziente verrà sottoposto a diversi controlli ed esami, per

accertarsi che non vi siano controindicazione all’operazione.

Si comincia con una valutazione dello stato di salute attuale associata ad

un’inchiesta sulla storia clinica, ovvero:

Di quali malattie si è sofferto in passato?

Si è mai sofferto di problemi all’udito e infezioni all’orecchio?

Si stanno assumendo farmaci?

Ci si è sottoposti ad altri interventi chirurgici in passato? Se sì, l’anestesia ha provocato disturbi?

Se il profilo che emerge dalle risposte è positivo, è difficile che insorgano complicazioni

post-operatorie; viceversa, in alcune circostanze, l’intervento potrebbe risultare

addirittura controindicato.

Si prosegue con un esame fisico, in cui si analizza la forma, la posizione e le

dimensioni delle orecchie. In base all’anatomia del padiglione auricolare, il chirurgo

pianificherà la procedura operativa più appropriata.

Si termina con una discussione sui motivi che spingono il paziente a richiedere

l’intervento e sulle sue aspettative a riguardo. Sebbene non interessino propriamente la

salute, sono importanti anche tali aspetti, in quanto servono al medico per capire le

esigenze del paziente.

In preparazione all’operazione chirurgica (e anche durante il ricovero), è buona norma:

Smettere di fumare, perché il fumo altera il flusso sanguigno, pertanto anche il

processo di guarigione.

Evitare determinati farmaci, come l’aspirina e le erbe medicinali perché tendono a

rallentare la coagulazione sanguigna e a favorire le perdite di sangue (emorragie).

Negli adulti, l’otoplastica è considerata un intervento di chirurgia ambulatoriale, in

quanto si esegue in anestesia locale e non richiede il ricovero ospedaliero post-

intervento. Nei bambini, invece, le cose sono leggermente diverse: è prevista l’anestesia generale, ovvero la completa incoscienza del paziente, e il ricovero di un giorno a motivo precauzionale (è buona norma, infatti, monitorare per almeno una notte l’individuo sottoposto ad anestesia generale). Praticando un taglio verticale nella parte posteriore del padiglione auricolare, il chirurgo può rimodellare l’orecchio secondo quanto pianificato a inizio intervento. Il rimodellamento prevede sezioni, asportazioni di materiale cartilagineo, riposizionamenti. Tutti questi ritocchi vengono mantenuti in posizione da suture interne, le quali non vengono più rimosse, a patto che non insorgano complicazioni.

Quando il rimodellamento è concluso, il chirurgo richiude il taglio con dei punti temporanei e applica un bendaggio, simile a un turbante, attorno al capo del paziente.

Durante le prime 48 ore successive all’otoplastica, è bene rimanere a completo riposo. Trascorso quest’arco di tempo, si può tornare gradualmente alle classiche attività quotidiane, evitando sforzi eccessivi e tutte quelle situazioni potenzialmente rischiose. Il bendaggio protettivo, applicato al termine dell’otoplastica con incisione, deve essere mantenuto per qualche giorno, in genere non più di una settimana. Dopodiché, l’unica protezione consigliata è una fascia delicata, da applicare attorno alla testa, per 3-6 settimane, allo scopo di proteggere le orecchie durante la notte. Se è possibile, in questo spazio di tempo, sarebbe meglio dormire con la testa sollevata o, quanto meno, senza appoggiarsi su un lato. Il turbante aiuta a mantenere isolata la zona operata da possibili infezioni batteriche e virali.

Si consiglia di non lavare i capelli, almeno fino a quando non si è tolto il bendaggio: infatti, fintanto che l’incisione non si è ancora rimarginata del tutto, non è il caso di bagnarla. È normale avvertire dolore, formicolio e senso d’intorpidimento all’orecchio, così come è normale notare dei lividi e degli arrossamenti nelle zone interessate dall’intervento di otoplastica. Per ridurre la sensazione dolorosa, si consigliano dei farmaci antinfiammatori.

Il ritorno all’attività fisica normale dipende dall’attività che si svolge abitualmente.

Per esempio, il ritorno a una attività come il nuoto richiede 8 settimane; il ritorno al calcio, invece, esige almeno 12 settimane.

In generale, gli sport dove è previsto il contatto fisico richiedono periodi di astensione dall’attività più lunghi rispetto a sport a ridotto impatto fisico.   

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