
Per carbossiterapia si intende l’utilizzo dell’anidride carbonica allo stato gassoso a scopo terapeutico. L’anidride carbonica è costituita da un atomo di carbonio legato a due atomi di ossigeno (CO2).
Per la sua formula di struttura l’anidride carbonica può essere denominata anche biossido di carbonio.
Il termine carbossiterapia è stato introdotto da Luigi Parassoni nel 1995, in occasione del XVI Congresso Nazionale di Medicina Estetica di Roma della Società Italiana di Medicina Estetica. La carbossiterapia serve a riequilibrare la microcircolazione quando la stessa è alterata.
Indicazioni cliniche interessano diverse branche della patologia medica:
la cellulite
le adiposità localizzate
l’invecchiamento cutaneo
la psoriasi
la caduta dei capelli
il linfedema
La cellulite può essere di tipo puro (adiposità localizzata) o misto (adiposità localizzata e pannicolopatia edemato-fibro-sclerotica).
Il trattamento terapeutico della cellulite, pertanto, per essere adeguato deve essere sia di tipo riabilitativo della microcircolazione, sia di tipo lipolitico.
La carbossiterapia realizza:
• un’azione riabilitativa della microcircolazione;
• un’azione lipolitica.
Se immaginiamo la cellulite come una spugna imbevuta di acqua, l’eseguire la carbossiterapia è come realizzare una strizzata energica della spugna stessa.
Con la carbossiterapia risolviamo le problematiche di stasi venolinfatica che determinano l’edema del tessuto adiposo che innesca quei processi abiotrofico-regressivi-riparativi del tessuto adiposo identificati da Curri come PEFS.
L’azione lipolitica della carbossiterapia torna vantaggiosa nel trattamento della cellulite perché agisce sulla componente adiposa, cioè sulla adiposità localizzata ipertrofica-iperplasica in eccesso determinando la lipolisi dei trigliceridi intradipocitari ipertrofici inacidi grassi e glicerolo.
Le controindicazioni alla carbossiterapia sono diverse:
alcune assolute, altre relative:
Insufficienza respiratoria cronica
Insufficienza renale cronica
Insufficienza cardiaca cronica
Insufficienza epatica cronica
Terapia con acetazolamide, diclofenamide
o altri inibitori dell’anidrasi carbonica
Terapia con metformina o altre biguanidi
Diabete mellito (se non si conosce l’equilibrio metabolico)
Anemia grave
Gangrena gassosa
Gravidanza
La somministrazione iniettiva è una metodica che si può eseguire in ambulatorio medico. Il gas dosato da un apparecchio centrale e purificato da filtri, arriva in un deflussore che termina con un ago 30 G 27G 25G. La facilità di diffusione dell’anidride carbonica nel sottocutaneo dipende dal grado di lassità del tessuto sottocutaneo stesso per cui è variabile da soggetto a soggetto. Si avverte un certo fastidio o dolore vero e proprio che risulta, comunque, ben tollerato nel 98% dei casi.
Superata la prima fase, la somministrazione avviene senza grossi disagi per il paziente.
NOVITA CARBOSSITERAPIA