
Peli superflui
La scelta del metodo ideale per liberarsi dei peli indesiderati resta uno dei maggiori crucci femminili e ormai anche maschili. L’epilazione, che elimina il pelo alla radice, è di gran lunga vincente rispetto alla depilazione con rasoi o con creme. D’altra parte cerette ed epilatori meccanici stanno cedendo il passo a sistemi hi-tech che, a fronte di un investimento economico più elevato, garantiscono risultati più duraturi. A patto che si cominci per tempo, in quanto servono varie sedute e la pelle non deve essere abbronzata. Ecco perché conviene pensarci in anticipo.
Alla base dell’epilazione con alte tecnologie, che oggi si può fare dal medico c’è la fototermolisi selettiva in cui l’energia luminosa si converte in termica colpendo bersagli cellulari, nel caso specifico il follicolo pilifero.
“La fotoepilazione prevede l’utilizzo di vari tipi di strumenti, laser, luce pulsata, terapia fotodinamica, con lunghezze d’onda specifiche per le diverse tipologie e colori di pelle e di peli. L’obiettivo finale è provocare, seduta dopo seduta, un progressivo assottigliamento e diradamento dei peli, con una ricrescita molto lenta e un aspetto di peluria non visibile a occhio nudo”.Se nella zona da trattare ci sono nei, prima è consigliabile fare una loro mappatura dal dermatologo, tenendo presente quali sono soggetti a modifiche in caso di assorbimento di luce.I fototipi più semplici da trattare, in termini di efficacia e ridotti rischi di effetti collaterali, sono quelli con pelle chiara (fototipi 2 e 3) e peli scuri. Su quelli di maggior diametro e densità è preferibile usare il laser a diodi, quasi del tutto privo di effetti indesiderati e con un’efficacia ottimale: ascelle e inguine possono essere trattate in un numero esiguo di sedute (2-3) a cadenza mensile, con richiami semestrali o annuali. Con peluria chiara e fine, ad esempio del viso, è molto efficace la luce pulsata. In tal caso il numero delle sedute aumenta anche a 6-8, che vanno ripetute con frequenze sempre più distanziate.
Meglio evitare la fotoepilazione in concomitanza di terapie orali con cortisonici ad alte dosi, antibiotici, terapie ormonali sostitutive particolari, farmaci immunosoppressori e fotosensibilizzanti (come l’isotretinoina per l’acne). In questi casi il rischio è provocare pigmentazioni cutanee o produrre un effetto solo temporaneo della diminuzione dei peli.
L’incidenza delle iperpigmentazioni e ipopigmentazione non è altissima, se si seguono metodi precisi ormai standardizzati. In primo luogo è importante far trascorrere almeno 10 giorni dal trattamento prima di esporsi al sole, in modo che la pelle non reagisca con un’infiammazione dei melanociti, che poi tenderanno a scurirla. Così come è bene non trattare la pelle abbronzata, per evitare ipopigmentazioni: meglio aspettare che sia tornata chiara, quindi almeno 30–40 giorni, in base alle singole reazioni cutanee. Qualora la pelle si pigmentasse, si possono utilizzare creme a base di schiarenti. Il medico può prescrivere prodotti galenici contenenti idrochinone e acido retinoico, che di norma risolvono il problema. Le macchie chiare, si possono trattare con Plexr terapia o si risolvono quando scompare l’abbronzatura. Sulle zone trattate esposte alla luce del sole, come ad esempio il viso, è essenziale usare un filtro con protezione alta (SPF 50) anche in inverno.